Torre Santa Caterina è una sorprendente scoperta nel mezzo di una pineta, a 200 metri dal mare e a un’altitudine di circa 32 metri.
Detta anche Scorzone (serpente in dialetto), probabilmente mutuato dalla forma sinuosa della roccia sottostante, ancora oggi noto come Punta dell’Aspide, è la prima torre a sud tra quelle classificate come serie di Nardò a base quadrata. Si trova al centro tra la Torre del Fiume a sud e la Torre dell’Alto a nord. Arretrata rispetto alla costa e circondata da alti pini, la torre si trova a pochi passi dalla vitalità vacanziera della marina, ma nonostante ciò si ha la percezione di un’atmosfera che evoca tempi lontani.
La Storia
Il Governatore della Terra d’Otranto nel 1580 sollecitò presso la Regia Camera di Napoli la costruzione nel Salento di almeno altre sei torri. Per raccogliere i fondi necessari la Corte di Napoli pensò bene di riattivare un’antica tassa di 7 ducati a famiglia fino a tutto il 1582. Grazie ai proventi di tale tassa e certamente per l’intervento massiccio dell’Università e della Curia Vescovile di Nardò, iniziarono i lavori per la costruzione della Torre di Santa Caterina.
L’edificazione fu assegnata definitivamente nel 1582 a Massenzio Gravili di Lecce. Fu nominato sorvegliante dei lavori lo spagnolo Pietro de Tecza, ma il completamento si prolungò oltre le aspettative, nel 1608 (secondo Onofrio Pasanisi) la torre non era ancora ultimata. Nella cartografia antica e in altri documenti è segnalata dal XVII secolo. All’inizio del XVIII secolo, dagli atti del notaio Emanuele Bonvino di Nardò, risulta adibita a lazzaretto per la quarantena di “Turchi e Corsari”.
L’anno della sua ultimazione non è certo, da documenti ritrovati possiamo ritenere che la Torre S. Caterina fosse in piedi nel 1613. Un foglio scritto a Gallipoli il 1° maggio 1695 ci conferma che in quell’anno il caporale Leonardo Antonio Lombardo e il suo compagno Stefano Carlino avevano scrupolosamente vigilato di giorno e di notte detta torre. Nel 1820 la torre era ancora in buono stato, aveva in dotazione un cannone di ferro di calibro 3 ed era affidata alla Guardia Doganale.
Dopo l’odierno e adeguato restauro della torre, la bella scala rampante, che serve tutt’ora l’accesso al piano agibile, è tornata agli antichi splendori.